Come affermava il filosofo e matematico del ‘900 Alfred Korzybski, “la mappa non è il territorio”, siamo noi a creare e servirci di mappe personali che usiamo per interagire con il mondo e queste, non sono la realtà, ma sono una rappresentazione filtrata e soggettiva di essa.
Spesso i problemi di comunicazione si presentano perché si scambia la propria mappa impoverita della realtà per la realtà effettiva.
Sta a noi essere aperti e disposti a comprendere la mappa del nostro interlocutore, impegnandoci a capire cosa c’è nel suo mondo per comunicare al meglio con lui.
Prendiamo l’immagine sottostante come esempio, per arrivare da una destinazione all’altra possono essere percorse strade differenti, la nostra visione potrebbe portarci a pensare che il percorso migliore possa essere uno, ma non è detto che esso possa essere lo stesso per tutti.
Questo perché la “mappa” è nella nostra mente, è creata sulla base delle nostre percezioni, ma potrebbe essere differente dal “territorio”, dalla realtà esterna, il mondo fisico vero e proprio.
Quindi, ogni persona ha un certo numero di filtri attraverso i quali interpreta la realtà.
La nostra mappa è sempre una versione incompleta e imprecisa del mondo esterno, a causa di tre processi che hanno luogo mentre le informazioni entrano attraverso i nostri sensi. Questi sono: